Alessandro Bonato at the Festival Settenovecento in Rovereto
«Lo spirito ed il nome del festival ha trovato rappresentazione plastica nel concerto “Italiana” che lo scorso 20 giugno ha visto protagonisti al teatro “Zandonai” la più bella delle realtà della manifestazione, ovvero quell' Orchestra Filarmonica Settenovecento – formata da giovanissimi professori che, regolarmente retribuiti, intraprendono un percorso in cui didattica e carriera futura trovano perfetta coniugazione – che suona col sorriso sulle labbra e il ventiseienne direttore Alessandro Bonato capace di confermare con il suo meraviglioso talento la stagione felice come non mai che vive la direzione d’orchestra italiana. (...)
Bonato, il cui lavoro appare fin da subito certosino e al contempo acuto nel cogliere sia le potenzialità che gli inevitabili limiti della compagine orchestrale – i pregi comunque superano di gran lunga i “difetti” – sceglie impaginati tanto impervi quanto stimolanti impegnandosi in una sfida alla fine vinta senza compromessi.
Il gesto è elegantemente essenziale, con la mano destra che tiene le fila del discorso musicale senza “coreografie” stucchevoli e la sinistra che colora il suono senza svolazzi inutili. A tutto questo si unisce una capacità straordinaria di andare all’essenza ultima della pagina, non scendendo mai a compromessi o a soluzioni facili o semplicemente d’effetto, dimostrando tutta la maturità del direttore veronese e coniugandosi con l’entusiasmo della sua giovinezza. Gli si prospetta una carriera luminosa a cui il terzo premio assoluto vinto nel 2018 alla “Malko Competition” è stato viatico luminoso. (...)
Bonato intavola un discorso musicale fatto di piccole pennellate sonore paragonabili per analogia al divisionismo in pittura, in cui la figura che appare fruibile guardandola da lontano e si parcellizza man mano che si avvicina alla tela rivelando la complessità della costruzione.
A conclusione del programma la sinfonia n. 4 “Italiana di Mendelssohn della quale Bonato offre una lettura al calor bianco, trascinante nei tempi, sostenuta da una trama ritmica che non cessa per un momento di incalzare – anche l’Andante con moto risulta giustamente meditativo ma mai scevro di vigore – e da scelte dinamiche di incredibile varietà eppure capace di non scadere mai in un calligrafismo da cartolina “saluti da” che troppo spesso diventa la cifra interpretativa di un impaginato il cui sole d’Italia e il profumo di limoni si inquadra comunque in una cornice di rigore tutto tedesco.
Strepitoso il Saltarello conclusivo in cui il duende di Bonato si mostra in tutta la sua forza; l’orchestra risponde con partecipe entusiasmo in continuo scambio con il direttore.»
Le Salon Musical, Alessandro Cammarano