June 25th, 2025

Alla scoperta dell'Amleto con Jérémie Rhorer

Jérémie Rhorer è un musicista completo: direttore d’orchestra intenso e raffinato, ma anche clavicembalista e compositore. Ha fondato Le Cercle de l’Harmonie, orchestra che fa uso di strumenti originali con la quale esplora il patrimonio antico. Ama Mozart e Puccini ma le sue radici parigine lo spingono quasi inevitabilmente verso il repertorio francese. Soprattutto quello del XIX secolo. Per queste qualità è stato chiamato al Teatro Regio di Torino a dirigere Hamlet di Ambroise Thomas. Vista l’importanza della proposta, abbiamo ritenuto utile farci condurre da lui alla scoperta di questo singolare titolo della produzione francese.

Secondo lei, quali requisiti designano un grande compositore?

“Sono molti. Per esempio, il senso dell’armonia, dell’orchestrazione. Nel caso dell’opera lirica, senza dubbio, la capacità di esprimere il dramma attraverso la musica. Chi ha avuto massimamente questa dote è stato Wagner. Ma Puccini, Ravel e Debussy non sono stati da meno. Ho sempre in mente, al riguardo, il dialogo fra Alfredo Casella e Maurice Ravel. Casella affermò che da una parte all’altra delle Alpi Ravel e Puccini facevano la stessa musica. E Ravel lo confermò, aggiungendo che Casella era il solo ad averlo capito.”

Ci parli dell’Hamlet di Thomas. “In Hamlet c’è una orchestrazione molto raffinata, indirizzata a fare emergere il senso del dramma. Tuttavia, se si eccettuano alcuni momenti molto ispirati come l’aria di Ophélie, l’opera non eccelle dappertutto. A Thomas manca il genio melodico, tipicamente francese, che si trova invece nella musica di Bizet e Gounod e dopo in quella di Debussy e Ravel. È il genio melodico, secondo me, a rendere grande davvero un compositore. Il senso della melodia lo ritrovo sempre in Bernstein, più che in Boulez. Per me Bernstein è veramente il sole. Inoltre, il senso della melodia è presente nella musica italiana sin dagli albori. Ma tocca l’apice con Puccini. Con lui la melodia raggiunge l’universale.”

Ma se a Thomas manca il genio melodico, che cosa c’è di buono nell’Hamlet? “Thomas è molto bravo a seguire il dramma di Shakespeare. Shakespeare è probabilmente l’autore più complesso della cultura occidentale. Thomas lo sa trattare con grande intelligenza. Sa cogliere l’essenziale. Lavora sul dramma di Shakespeare con raffinatezza, come un gioielliere.”

Per questa produzione di Hamlet il Regio di Torino ha scelto la versione originale per voce di tenore. La tradizione invece ci ha abituati ad un protagonista che si esprime in chiave di fa, come omaggio al primo interprete del ruolo, il baritono Jean- Baptiste Faure. “Questa versione, che mette a confronto due timbri opposti (quello del basso e quello del tenore) rimarca la differenza generazionale che c’è fra il re e Hamlet, che è un giovane. In ogni dramma c’è anche quello che il testo non dice. Ci sono i sottintesi. Essi sono come un altro personaggio del racconto. La musica deve comunicare al di là delle parole. Scegliendo il timbro tenorile la realtà del dramma diventa immediata. Non necessita di trasposizioni o filtri.” L'Opera, Alberto Bazzano

(Intervista completa al link allegato)

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